Quando Tebaldo si accorge che Romeo è entrato senza essere stato invitato alla festa dei Capuleti, usa l'espressione "[Romeo] è qui venuto stanotte a dissacrare la nostra festa". In un certo senso Tebaldo vede la casa come un luogo inviolabile, e Romeo come qualcuno che profana uno spazio sacro. Romeo ne è consapevole. Quando rivolge la parola a Giulietta la paragona ad uno "holy shrine", un cofano che contiene le reliquie dei santi (o insomma a un santuario), e dice che, toccandole la mano (infatti hanno danzato assieme) teme di aver compiuto un atto indelicato: solo chi è consacrato infatti può toccare le cose sacre, e per lui Giulietta è appunto sacra. Allora paragona le proprie labbra a due penitenti che, per espiare i propri peccati, compiono un pellegrinaggio: e, come i pellegrini baciano la soglia del santuario come atto di devozione, egli in segno di espiazione bacia la mano di Giulietta. La quale, in linguaggio adeguato alle formule concettose di Romeo, lo incoraggia dicendoggli che egli non si è dimostrato sfacciato ma devoto: anche i santi (ossia le loro immagini, statue o dipinti) hanno delle mani, e i pellegrini le toccano in segno di omaggio.
ROMEO
Avessi profanato con la mia mano indegna
questo sacro santuario, rimedio al mio peccato:
queste mie labbra, pellegrini rossi di vergogna,
con un bacio correggono quel tocco indelicato.
GIULIETTA
Buon pellegrino, la vostra mano giudicate con più calma,
che solo umile devozione, in fondo, ha mostrato:
anche i santi hanno mani che i pellegrini han toccato [...]